E' un frutto avvelenato della crisi e della dilagante disoccupazione. Molti accordi aziendali, più o meno benedetti dai sindacati, prevedono che, andato in pre-pensionamento un dipendente, l'azienda assuma il figlio del medesimo, che ovviamente costerà meno all'azienda in quanto a inizio carriera lavorativa.
Il caso più eclatante è quello della Perugina dove la proposta aziendale prevedeva il part-time per il dipendente padre e l'assunzione del figlio a costi ridotti. Peraltro altre aziende, nel silenzio dei media, prevedono simili scambi o addirittura si propone al dipendente di rinunciare a certe gratifiche di trattamento economico di fine carriera per far assumere il figlio.
Il vostro gufo è veramente disgustato e indignato da queste cose. Sindacati e aziende infatti si riempono la bocca di concetti quali libero mercato, flessibilità in entrata e in uscita, meritocrazia e quant'altro e poi nei fatti se ne infischiano altamente di tali concetti dimostrando una concezione corporativa del mercato del lavoro. L'economia italiana è frenata dalle molte corporazioni che di fatto taglieggiano il cittadino comune con balzelli e lacciuoli. Fra queste c'è anche la corporazione di chi ha un lavoro e lo trasmette al figlio come se fosse un diritto ereditario, come se fossimo nel Medio Evo impedendo ad altri, magari più meritevoli ma che hanno la disgrazia di non essere nati da lombi sì nobili, di essere onestamente assunti. Chissà poi fino a quale generazione arriverà tale pseudo-diritto: forse alla settima come ci dice la Bibbia?
Ed è vomitevole sentire autorevoli commentatori sedicenti liberali, dare addosso alle rappresentanze sindacali della Perugina, che hanno rifiutato la proposta aziendale, tacciandole di essere legate a schemi di lavoro vecchi. Nossignore, i veri vecchi siete voi, cari intellettuali liberali dei miei stivali e quando ci libereremo di voi sarà un gran bel giorno.