Non era nato come SMS poetico questo breve componimento che propongo oggi. Lo consideravo invece un normalissimo messaggio.
Rileggendolo mi sono però accorto che in realtà aveva tutte le caratteristiche della poesia breve che riesce a concludersi in 160 caratteri poco più.
Non vi dico altro, o miei ventiquattro lettori e mezzo che mi volete bene, ma vi lascio a questo miei brevi versi.
Sole lontano
Mi scaldo al tepore
Di un timido sole
Che fa capolino
Tra nuvole e vento.
Ma il mio vero sole
Invero sei tu:
Dai monti lontani
Ritorna quaggiù.
Sarebbe forse banale collegare i primi due versi al motivo oraziano, infatti fra l’almo sole del classico romano e la sensazione mutevole di uno di noi, per quanto affinato nell’arte poetica o compenetrato negli spettacoli romantici offerti spesso dalla natura, corre un diaframma non trascurabile. Il vero sole, come lo vede carrea, è timido e si staglia a fatica tra gli agenti atmosferici ma, una volta individuato, lo si vorrebbe immobilizzare e farlo nostro, come se ci appartenesse di diritto fin dagli albori della ns. misera esistenza. Forse vogliamo farlo nostro per non restare vittime del gelo emesso quotidianamente. saluti da angiolino.
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