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domenica 21 agosto 2011

I tesori e le spese della Chiesa

Pare che per la Giornata Mondiale della Gioventù appena svolta a Madrid, si siano spesi la bellezza di 55 milioni di euro.
E' una somma notevole e chissà quanta gente si poteva sfamare con la stessa cifra rinuciando a celebrare questo evento. Come anche chissà quanti bambini del terzo mondo potrebbero essere istruiti e curati se il Vaticano devolvesse a tale scopo una parte dei suoi tesori.
Ma il vostro gufo è uomo di mondo e capisce bene che certe spese di trappresentanza sono ineludibili per una grande potenza quale appare configurarsi la Chiesa Cattolica.
Tuttavia una riflessione sui tesori e sulle spese ecclesiastiche sembra necessaria. Non si può predicare.la povertà e l'umiltà essendo sfacciatamente ricchi e altrettanto sfacciatamente potenti. Non si pretende il saio francescano, ma uno stile di  vita un po' più modesto non guasterebbe di certo.
Mi si obbietterà che è sempre stato così, e purtroppo è vero. Ma non sarebbe male se si cambiasse registro e si ritrovasse l'austerità e l'umiltà delle origini. Altrimenti la Chiesa verrà sempre più percepita come entità lontana e distante dai suoi fedeli e dall'insegnamento del Cristo.

1 commento:

  1. Lo scisma luterano, i vari savonarola e la più recente contestazione attestano l’esistenza di una frangia bellicosa e poco incline ai compromessi sul tema del potere e della ricchezza: occorre una disamina lunga e complessa per non venire tacciati di superficialità, una disamina che tenga conto anche dei detti evangelici sull’argomento, la loro interpretazione ed eventuale applicazione nel corso dei secoli: una fatica improba già compiuta da altri. Le velleità mercantiliste della curia romana sono spiegabili forse in base a un’ottica neotemporalista tesa a riguadagnare sul piano terreno la supremazia perduta in campo spirituale, ma questa è solo una vaga impressione non sorretta da elementi probanti. Nella ricerca monografica gramsciana sul vaticano, pubblicata negli anni 60 in formato tascabile di oltre un centinaio di pagine, c’è un solo accenno alla questione: quello inerente alla restituzione delle somme versate dallo stato in conseguenza delle guarentigie; il fondatore del PCI si limita a dire che il papa avrebbe dovuto restituire quella cifra e basta, sulla proverbiale ricchezza vaticana non ho trovato una sola parola. Balthasar, uno dei massimi teologi contemporanei, si è limitato a dire che il papa avrebbe potuto privare il cupolone di una serie di vantaggi economici, e in parte è stato fatto, ma ciò non avrebbe rappresentato l’elemento più importante e la polemica assume sfumature diverse a seconda delle posizioni ideologiche assunte. Certo, se uno stato affarista, imprenditore e imbroglione suscita lo sdegno popolare, altrettanto dicasi di una chiesa aventi simili caratteristiche, ma evidentemente le pressioni provenienti dalla base non hanno la spinta sufficiente a giungere al vertice.

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