Luca Valerio è già stato ospite di questo blog lo scorso 25 settembre con una bellissima poesia dal titolo Non fingo d'esser matto.
Oggi ci regala un'altra sua lirica che al vostro gufo è piaciuta assai. Spero che anche voi, miei ventiquattro lettori e mezzo che seguite il blog, condividerete il giudizio del vostro gufo.
Non ho più gli occhi ormai, né le parole
Non ho più gli occhi ormai, né le parole,
perché ti sento prossima e latente:
son qui. Ti sto aspettando. E non c'è rotta:
ti porto dove curvano le stelle,
disperse in un tramonto di frontiera.
La luce che m'illumina è la luna,
che è magica e, se mente, non ha strade,
ma dedali e il tuo volto in dissolvenza,
parabola d'un sogno.
Ti sovrapponi a sguardi sincopati
e sembro il tuo passato e il tuo futuro
ch'arriva. E siamo ignari della meta
perché, sul filo, è un brivido e s'accende
la voglia dei ricordi che verranno.
Non ho più forze ormai, ma le ferite
che tu mi lasci in pegno. O mi regali.
Le curi, quando vuoi. Ti contraddici
e fabbrichi illusioni. È una poesia,
congiunta a una carezza incerta ed aspra,
a labbra avvicinate d'innocenza,
a sillabe, per fretta, mal disposte,
a lingue senza troppo compromesso,
che fa fuggire in sogno
se il limite che c'è, si fa sottile
e poi scompare. È un unico pensiero:
si forma, si confonde. E non è Storia.
O Carne. O Mani. O Pioggia che dilava.
Ma arcobaleni estremi in equilibrio.
Non ho più dubbi ormai, né più ti temo,
libellula distratta e incantatrice,
che giochi fra pulsioni irrazionali.
Lo so: ti fa paura un'emozione
che sosta sul confine d'un'idea,
ma resta un solco che potrai riempire
negli attimi sottili. E sono vecchio:
con gli occhi stanchi e ho voglia d'abbracciarti,
per respirarti in sogno.