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mercoledì 28 luglio 2010

Dell'Utri ovvero l'elogio della mafia

Una vcchia storiella di tanti anni fa narrava del figlio di un mafioso che, tornato a casa, riferiva al padre:"Oggi la maestra mi ha interrogato ma io sono stato un duro e non ho detto una parola!"
Questa barzelletta mi è tornata in mente l'altro giorno leggendo che Marcello Dell'Utri, condannato in seconda istanza per concorso esterno in associazione mafiosa, si è rifiutato di rispondere ai magistrati di Roma in merito a faccende legate alla P3.
Un vero duro, questo siciliano, un vero uomo d'onore che non si lascia intimidire nè da maestre, nè da magistrati, nè da nessuno, altro che quaquaraqua. E poi, che gentilezza. A tutti ha consigliato di non dire nulla come lui.
Si dirà: era un suo diritto. Certo, e se Dell'Utrì fosse un semplice cittadino non ci sarebbe niente da dire. Ma così non è. Questo sodale del cavalier Banana è anche senatore della repubblica ed ha il dovere morale di collaborare con la giustizia e non intralciarne il passo. E poi, il non voler rispondere al proprio giudice alimenta sospetti a dir poco sgradevoli. Che differenza c'è infatti tra l'omertà che la mafia richiede per poter svolgere i propri affari e il comportamento di Dell'Utri davanti ai magistrati?
Al vostro gufo sfuggono le differenze ed anzi quello del senatore siciliano sembra essere un vero e priopfio elogio del comportamento mafioso.

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