Beppino Englaro ha un gran merito: tramite la sua vicenda personale e la propria personale sofferenza, ha scatenato una grossa discussione su accanimento terapeutico e testamento biologico.
In questa sede il gufo saggio non vuole commentare le diverse posizioni che gli schieramenti politci hanno nè, tantomeno, gli interessa discettare sulla posizione della Chiesa cattolica.
In questo post il gufo saggio lascia ai suoi ventiquattro lettori e mezzo il proprio testamento biologico. Non è scritto in forma notarile perchè il vestro gufo non ama quel linguaggio, ma sempre di testamento biologico si tratta
Leggetelo, o mio manipolo di lettori, e, se volete, lasciate un commento.
Testamento biologico
Non impedire a sorella Morte
Di metter fine alla mia vita
Con artifici che san di perverso
E di dolore immane e cattivo.
Non mi lasciare in un limbo nero
Ove si uccide la luce ed il suono
In un’esistenza che umana non è
Che sa di condanna spaventosa e maligna
Ma tu che sarai al mio capezzale
Estrai dal tuo cuore quella cosa divina
Che accomuna ogni uomo che vive
E che in latino si chiama pietas.
Fa’ che per quanto ho amato la vita
Affronti la morte con dignità sovrumana
Ed il mio corpo ritorni alla terra
Estremo rifugio a chi è stanco ed affranto
Questo sol ti chiedo in questa preghiera
Scritta nel buio di una notte d’inverno.
Forse per te sarà estremo dolore,
Ma non vergognarti di avere pietà.
28 febbraio 2009 – ore 2.03
Leggetelo, o mio manipolo di lettori, e, se volete, lasciate un commento.
Testamento biologico
Non impedire a sorella Morte
Di metter fine alla mia vita
Con artifici che san di perverso
E di dolore immane e cattivo.
Non mi lasciare in un limbo nero
Ove si uccide la luce ed il suono
In un’esistenza che umana non è
Che sa di condanna spaventosa e maligna
Ma tu che sarai al mio capezzale
Estrai dal tuo cuore quella cosa divina
Che accomuna ogni uomo che vive
E che in latino si chiama pietas.
Fa’ che per quanto ho amato la vita
Affronti la morte con dignità sovrumana
Ed il mio corpo ritorni alla terra
Estremo rifugio a chi è stanco ed affranto
Questo sol ti chiedo in questa preghiera
Scritta nel buio di una notte d’inverno.
Forse per te sarà estremo dolore,
Ma non vergognarti di avere pietà.
28 febbraio 2009 – ore 2.03
sei un grande...
RispondiEliminaciao Enrichetto, un bacio al poeta Gabriella
RispondiEliminasono assolutamente d'accordo con te...Bravo Enrico sei grande Marisa
RispondiEliminaè bellissima
RispondiEliminaanche se la tua precisa posizione non la intendo o forse la voglio fraintendere...ma è bellissima
caro enrico, hai ricevuto quattro commenti telegrafici dalle tue fans e mi fa anche piacere, ma domando e dico come si può essere telegrafici in un’occasione del genere, secondo me hanno banalizzato per non restare troppo risucchiate in una spirale non perversa ma pervertitrice, quella appunto biotestamentaria o eutanasica. Nel senso che il rispetto per la vita non vada confuso con l’esaudire il supremo desiderio di chi non ce la fa più a tirare avanti, il rispetto della vita può venire imposto ai credenti sotto forma di un dogma, ma per chi non crede è tutt’altra faccenda, eppure si continua a optare per risoluzioni come se tutti fossero dei pii fedeli. Tu me lo insegni invece che oltre ai fedeli ci sono sempre stati gli infedeli e questi devono essere lasciati liberi di crepare come meglio credono, appunto perché si tratta di infedeli. Non vorrei essere preso per islamico, ma porre questa distinzione mi pare essenziale per procedere oltre, infatti cosa ti è saltato in mente di buttare giù quella lirica nel buio di una notte invernale e magari pure con una fioca luce artificiale? Se tu avessi scritto la stessa lirica in pieno giorno, in mezzo alla luce sfolgorante del sole primaverile o estivo, probabilmente la conclusione sarebbe stata diversa, meno desiderosa di morte intesa come forma pietosa o colpo di grazia. ti saluta angiolino.
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