Oggi il gufo saggio vi vuole narrare un fatto emblematico del clima nel quale molti giovani assunti precariamente si trovano a lavorare senza potersi ribellare pena il licenziamento in tronco.
La figlia di una mia conoscente lavora, appunto a tempo determinato, a Milano per un'agenzia pubblicitaria facendo più ore di un orologio. Spesso infatti è sul posto di lavoro alle nove del mattino e stacca a notte fonda non di rado dopo mezzanotte.
In questi casi l'azienda, bontà sua, pagava a lei e alle altre persone fermatesi fino a quell'ora, il taxi per tornare a casa.
Ma, ahimè, i taxi costano e pesano sul bilancio aziendale. Così il management, in modo veramente creativo, sta pensando di acquistare delle comode brandine per permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di passare la notte in azienda e, il giorno dopo, ricominciare a lavorare e produrre dopo un bel sonno ristoratore col risparmio, da parte aziendale, dei soldi del taxi.
Chissà di chi è stata questa bella pensata e chissà come si sarà sentito innovatore e creativo nel proporla.
A ben pensarci, però, l'idea non è tanto nuova. Ricorda infatti una cosa abolita nel mondo civile che si chiamava schiavitù od anche, per venire ai giorni nostri, ricorda quelle brutte storie di clandestini cinesi costretti a vivere e lavorare in qualche baraccone alla periferia dielle nostre città senza mai uscire e di fatto schiavi anch'essi.
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