Ed arrivò dunque il giorno dello spam poetico. Come sapete, cari miei ventiquattro lettori e mezzo che mi seguite e volete bene, non amo commentare le mie poesie. Se volete, fatelo voi.
Buona lettura e buona domenica.
Triste malinconia
Sottile come una lama di falce
A lungo affilata da capace arrotino
Malinconia mi prende quando sera s’avanza
Nell’ombra che annuncia l’agonia della luce.
Sensazione dolce e amara ad un tempo
Prende il controllo di me e del mio cuore
Fiacco lasciandomi, desideroso soltanto
Di un tenero oblio che nasconda ogni cosa.
E come un miele che avvelena la vita
Copre ogni cosa di una coltre assai greve
Fatta di tristezza e di non esistenza
Che ramingo ti lascia in deserti silenti.
Sentimento che porta al mal della vita
È malinconia che sempre t’inganna
E che in balenii sinistri e non buoni
Iinduce a rinunce che sanno di fiele.
Col vino più forte della botte più buona
Sconfiggerò infine questo impulso molesto
E giunga anche il buon dio Pan
A dare man forte e uccider la noia.
Ebbro di vino e sazio d’amore
Festeggerò dunque ogni cosa che vive
Effimera alquanto ma in sé racchiudente
Un po’ di eterno al di là d’ogni vita.
Ma,..a cosa servono le poesie?
RispondiEliminaLa vita è bella!!
RispondiEliminanon ce tempo per la malinconia.
Bellissima poesia Enrico. . . complimenti!
RispondiEliminaFranca Paganetto.
Alcuni psichiatri sostengono che i depressi stanno meglio di sera, mentre tu faresti eccezione perché “l’agonia della luce” ti induce alla tristezza, quindi non sei un depresso, ma uno talmente compenetrato dal senso della natura da immedesimarsi in essa anche quando si hanno dei mutamenti. Da qui al cosiddetto male di vivere il passo è breve, basta aggiungervi un’amara componente esistenziale a cui poni rimedio ricorrendo alla botte (meglio alla botte che alle botte), ma allora avresti dovuto evocare il dio bacco e non il pan, infatti nel verso successivo sul finale è al primo dei due che ti consegni nel tentativo di festeggiare ogni vivente. Buona pasqua da angiolino.
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