Poesia erotica oggi. E non vi nascondo che avrei una mezza idea di raccogliere tutte le mie poesie sull'argomento e farne un libriccino. Vedremo. Per il momento godetevi queste Grate perversioni.
Grate perversioni
Davvero tu ritieni
Che io sia pervertito
Perché tanto mi piace
Il culo tuo rotondo
Oppure perché voglio
Sperimentare sempre
Novelle posizioni
Per tanti orgasmi strani,
Od anche perché batto
Le tue chiappe sode
Al limite del pianto
E del rosso più scarlatto?
Forse tu hai ragione
Ma anche è pur vero
Che le mie perversioni
Alquanto a te son grate.
Lo vedo io da come
Socchiudi un poco gli occhi
E da come tu raggiungi
Orgasmi demenziali.
Chissà chi di noi due
È più perverso in fondo
Nel gioco dell’amore
E nel più profondo sesso.
Ma poi che cosa importa,
Se male non facciamo,
Se insieme ricerchiamo
Ardite sensazioni.
Lasciateci scopare
In pace sana e santa
Senza giudizio alcuno
O falso moralismo.
Guardate al vostro letto,
Scaldatelo davvero
Così che amor carnale
Trionfi in ogni dove.
Blog interessante, passa dal mio quando ti va...!
RispondiEliminaLa perversione a cui si accenna nella prima strofa è quella sadomasoch, con la variante di assegnare le battiture, anziché sulle proprie chiappe per aumentare un’erezione messa a dura prova dai ripetuti orgasmi, alla propria partner. Il socchiudere gli occhi non significa necessariamente gratitudine, può significare anche sonno o noia e gli orgasmi, se demenziali, trovano in questo loro baldanzoso sconfinamento nella sragione un grosso limite, tuttavia l’aggettivo non viene scelto per caso e lo si potrebbe intendere come un’autoironia (se il piacere diviene inconsapevole non può venire assaporato).
RispondiEliminaNe siete proprio certi di non far male a nessuno? Se lo fate a voi stessi rasentando pose discutibili si pone già una remora alla piena espansione del godimento, a meno di possedere un antidoto contro l’attentato alla ragione come la ripetizione di un mantra quando si scopa oltremisura. Inoltre così facendo incorrete nelle ire non solo di papa Luciani che accusò il Boccaccio di aver fatto del male ai giovani coi suoi racconti licenziosi ma, e questo vi darà ancora più fastidio, in quelle del disincantato filosofo Schopenhauer, che si mostrò talmente schifato dall’animalità del coito da indicarne le conseguenze sul buonumore.
Infine usare l’aggettivo –santa- (passi per sana) in riferimento indiretto a una perversione sessuale suona, oltre che oltraggioso a chi si richiama ai principi morali e religiosi della tradizione cattolica o puritana, di cattivo gusto anche all’interno di un’ottica godereccia il giudizio non spetta né a me né tantomeno ai giudici di pace, non trattandosi di reato alcuno, ma pretendere di estendere a tutto il globo terrestre una visione traente origine dal compiacimento in abitudini perverse è indice di reichismo esasperato: gli organi dilatati all’inverosimile provocano sensazioni non peniene ma penose, lo si desume dai dati elementari della fisiologia. Ma la condanna più inappellabile proviene da Platone, che disse VOLUPTAS OMNIUM MAXIME VANILOQUIA.
<Ai lettori una eventuale risposta ad angiolino. Per quanto mi riguarda avrei parecchio da eccepire, ma dico soltanto che probabilmente gli è sfuggito il senso ironico e divertito di questa poesia.
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